La genesi
(il segreto di Scampamorte)
(il segreto di Scampamorte)
Nel lontano 1990, quando i monitor erano ai fosfori verdi e i computer iniziavano ad avere gli hard-disk, decisi di insegnare le mie scarse conoscenze di informatica a mio figlio Primiano (primogenito), che aveva solo quattro anni. In seguito, lo coinvolsi in diverse iniziative di elettronica e a nove anni lo avvicinai alla programmazione dei microcontrollori ST6. Ben presto Primiano divenne un talento dell’informatica, tanto che a undici anni sapeva già programmare (il primo sito web di Lesina lo fece lui, all’età di undici anni). Per questo motivo lo coinvolsi nel progetto delll’Mt21-42/Endofaster, un dispositivo medico innovativo a cui stavo lavorando in quegli anni. Gli assegnai la complicata gestione del software; scrisse oltre ottanta pagine di programmazione! La realizzazione, sperimentazione e validazione del dispositivo ci vide impegnati per circa sei anni e in tutti quegli anni io ebbi il modo di maturare la convinzione che, se opportunamente stimolati, i bambini sono in grado di sfoderare qualità e capacità straordinarie. Il trucco stava nella comunicazione: una comunicazione di tipo figurativa bypassava ogni sorta di difficoltà interpretativa da parte dei bambini. Era solo questione di linguaggio.
Questo mi indusse a riproporre, qualche anno dopo, l’esperienza didattica anche all’altro figlio, Francesco. Quando stavo per iniziare, però, mia moglie Lucia mi propose di estendere l’insegnamento anche ai figli di alcuni amici. Ben presto l’offerta formativa si allargò a macchia d’olio e dai preventivati quattro allievi, mi sono ritrovato con oltre cinquanta bambini di età compresa tra gli 8 ed i 10 anni. A questo punto, però, avevo bisogno di aiuto per gestire tutti quei bambini e così, insieme ad altre due coppie di amici cari (Concettina Caputo/Peppino Pezzicoli, Lella Pertosa/Primiano Dentale) i cui figli facevano parte degli allievi, decidemmo di fondare un’associazione no-profit (Associazione Agorà Onlus Lesina) e demmo vita al Corso di Elettronica, un corso gratuito per bambini, avente la finalità di avvicinare soggetti molto piccoli all'affascinante mondo dell’Elettronica. L’iniziativa prevedeva un incontro settimanale (venerdì pomeriggio) durante il quale si tenevano lezioni sia teoriche che pratiche.
Nei quattro anni di corso, furono condotte diverse esperienze. Furono realizzati gadget elettronici (ricetrasmittenti, display luminosi, papillon psichedelici, ecc.), strumenti da laboratorio, un impianto acustico a batterie, donato alla parrocchia di Wonsokou (Benin - Africa) e un diffusore portatile per processioni, donato alla parrocchia di Lesina (FG). Ma l'opera più grandiosa realizzata dai ragazzi è stata la costruzione di una coppia di amplificatori monofonici a valvole (300B) e la realizzazione di due diffusori innovativi (open baffle) di livello qualitativo così alto da meritarsi riconoscimenti nazionali e fior di pubblicazioni su riviste di Hi-Fi e di Elettronica, sia nazionali che estere.
A parte le realizzazioni, i quattro anni di corso furono costellati anche da numerosi piacevoli eventi che hanno lasciato il segno in ciascuno di noi, eventi direttamente o indirettamente correlati con l'iniziativa del Corso di Elettronica, ma che trovavano nello straordinario rapporto empatico che si era creato, la linfa vitale.
Fu a questo punto, cioè nel pieno del successo del Corso di elettronica, che nasce l’idea del Corso di Scienze Biomediche.
L'esperienza del Corso di Elettronica mi aveva insegnato tre cose importanti:
a) se opportunamente stimolati e affascinati, i bambini/ragazzi riescono a fare cose davvero grandiose.
b) Anche in tenera età, le potenzialità della mente umana sono straordinarie: non esistono cose impossibili da insegnare; utilizzando il linguaggio giusto, è possibile far passare concetti difficili e complessi anche a soggetti molto piccoli.
c) Diversamente da quanto si possa immaginare, sono molte le persone sensibili e dotate di un genuino spirito filantropico su cui poter fare affidamento per iniziative no-profit caratterizzate da un alto profilo umano, sociale o culturale.
In quel periodo, nonostante avessi terminato il secondo corso di specializzazione post-laurea (Medicina Interna), continuavo a frequentare ancora gli ambienti clinico-universitari di Bologna, “divertendomi” con la ricerca nel settore biomedico. Stavo conducendo una serie di studi molto interessanti che avevo avviato negli anni precedenti ed era, ricordo, un buon periodo, per me, dal punto di vista della produzione scientifica. Fu proprio l’approccio col mondo della ricerca a farmi comprendere le enormi potenzialità di questa. Tra me e me pensavo che, nella migliore delle ipotesi, con l’attività clinica avrei potuto, investendo tutta la mia vita, aiutare e risolvere i problemi di poche migliaia di persone. Con la ricerca, invece, con una buona intuizione, si potevano aiutare, in una sola volta, milioni di persone.
Con questo tarlo nella mente e con la constatazione delle cose strabilianti che quei ragazzini erano riusciti a fare con l’elettronica, iniziai a maturare l’idea che forse la traslazione di quelle straordinarie risorse intellettive in un altro ambito (quello biomedico) a me più familiare e nel quale possedevo più competenze, avrebbe potuto produrre maggiori benefici, sia ai ragazzi che al contesto sociale. Questa idea mi mandò letteralmente in crisi e immagini tenue e confuse di un progetto tanto utopistico quanto assurdo iniziavano ad avvampare la mia mente. Si stava delineando la possibilità di una svolta importante. Il dilemma era: continuare col Corso di Elettronica, cavalcando la scia di successi e di notorietà conquistata nei quattro anni precedenti, oppure mandare tutto al diavolo e ripartire da zero con una nuova iniziativa dai risvolti molto incerti e dal carattere fortemente utopistico?
I dubbi erano tanti e mi assillavano quotidianamente. Un bel giorno, però, decisi che avrei dovuto fare una scelta. Così, telefonai ad un caro amico, Primiano Dentale, e gli chiesi di accompagnarmi presso il rudere di Scampamorte (un’antica torre medioevale per l’avvistamento dei saraceni), dove volevo trascorrere la notte per riflettere su una questione molto importante. Primano fu squisitissimo. Mi rispose subito di sì, senza esitare, e, cosa straordinaria, senza chiedermi mai il motivo. Era, quella, la notte di Pasqua del 2006. In quella lunga e suggestiva notte presi la decisione di far morire il Corso di Elettronica e dar vita alla nuova iniziativa, che decisi di chiamare “Corso di Scienze Biomediche”.
Tenni con me la decisione e non la comunicai a nessuno. Organizzai, quindi, un raduno notturno coi ragazzi del corso e coi loro genitori sulla spiaggia di Scampamorte. Era il 1° luglio del 2006. Quella sera, dopo esserci divertiti a giocare e dopo aver mangiato qualcosa, al sopraggiungere del buio della notte, invitai i ragazzi a sedersi a cerchio attorno a me e consegnai loro un piccolo ricordo del Corso di Elettronica. Si trattava di un sacchetto contenente alcuni CD col materiale didattico utilizzato durante gli anni del corso e alcuni ricordi fotografici. Nel sacchetto c’era, però, anche una pergamena con una dedica personalizzata. Questa era firmata a sangue per suggellare il profonda legame che si era venuto a creare nei quattro anni di corso. Feci precedere la consegna dei sacchetti dalla lettura della dedica, invitando i ragazzi a riconoscersi nelle parole della dedica. La cosa straordinaria fu che, senza mai menzionare il nome del destinatario, ciascun ragazzo si riconobbe nella propria dedica e nessuno, per errore, si trovò a ritirare il sacchetto di un altro.
Dopo la consegna dei ricordi, chiamai in disparte Gaetano Pezzicoli (l'allievo più passionale del corso) e gli chiesi di darmi una mano per organizzare, senza farcene accorgere, un falò a un centinaio di metri di distanza dalla base. Gli dissi solo che sarebbe servito per un evento importante. A mezzanotte in punto, accesi il falò e convocai tutti i ragazzi attorno ad esso, chiedendo ai genitori di non seguirci, in quanto era prevista una riunione riservata ai soli allievi. Una volta riuntiti attorno al fuoco, svelai ai ragazzi il reale motivo del raduno. Gli comunicai l’intenzione di chiudere il Corso di Elettronica e gli esposi l’idea del Corso di Scienze Biomediche. Spiegai le ragioni che mi avevano indotto a prendere quella decisione e quali erano le caratteristiche della nuova iniziativa, sottolineando, in particolare, le maggiori difficoltà e il maggiore impegno che il nuovo progetto avrebbe comportato.
A conclusione dell’incontro, chiesi ai ragazzi di riflettere profondamente sulla proposta fatta. Avrebbero avuto tutta l’estate a disposizione per pensarci. Chiesi loro di non dire nulla ai genitori sul contenuto della riunione e di tenere per sé la proposta. Volevo che sulla decisione non pesasse il parere dei genitori e che la scelta fosse libera e incondizionata.
Attorno quel fuoco, però, quella notte, molte altre cose sono state dette e queste sono rimaste nel segreto del mio cuore e in quello dei ragazzi (il segreto di Scampamorte). Per fortuna, ne è rimasta traccia di quel segreto: il foglio originale da me letto ne La notte dei Cavallari.
Dopo esattamente due mesi, nel pomeriggio del 1° settembre di quell’anno, io mi presentai nella saletta del garage di casa dove tenevamo le lezioni di elettronica, come da tradizione (infatti, il corso iniziava il primo venerdì di settembre). L’accordo coi ragazzi era che, coloro che avessero condiviso l’idea del nuovo corso, si sarebbero dovuti presentare al solito incontro settimanale che, però, da quel venerdì non avrebbe dovuto più riguardare l’Elettronica bensì la Biologia. Con grande sorpresa da parte mia, “tutti” i ragazzi che avevano partecipato al raduno del 1° luglio si presentarono all’appuntamento. E così, il 1° settembre del 2006 ebbe ufficialmente inizio il Corso di Scienze Biomediche.
Per la particolarità dell'evento, per l'atmosfera magica e fiabesca e per i sentimenti e le emozioni suscitati, la notte del 1° luglio 2006 viene ricordata, nell’Agorà, come la Notte dei Cavallari (dal nome degli antichi custodi della torre saracena). Quella notte ha visto morire il Corso di Elettronica e partorire il Corso di Scienze Biomediche (...il seme muore per dar vita alla pianta).
Nella colonna a sinistra ci sono le dediche che io avevo incluso nel sacchetto di regalo della notte dei Cavallari e nelle parole delle quali ciascun ragazzo si era riconosciuto. Nella colonna di destra, invece, ci sono le dediche, in risposta alle mie, che i ragazzi mi fecero avere in una successiva occasione (pizza alla Bisboccia), nelle parole delle quali io individuai l'autore di ciascuna di esse.
Una copia digitale del foglio di lettura della Notte dei Cavallari. Esso è rimasto "segreto" fino ad oggi (10-12-2021).