L’opinione comune tende a considerare la felicità come un evento imprevedibile, qualcosa di non programmabile, una fortuna che capita per caso, come un regalo inatteso caduto dal cielo. Tuttavia, questa visione rischia di renderci passivi spettatori della nostra stessa vita. La verità è che non bisogna semplicemente attendere che il cielo ci offra doni, ma è necessario rimboccarsi le maniche e progettare attivamente ogni possibile occasione di piacere e soddisfazione.
I “regali del cielo”, se mai dovessero arrivare, rappresenteranno soltanto un’aggiunta fortunata, un valore extra, ma non possono costituire la base su cui edificare la nostra felicità. Essa è, piuttosto, il frutto di una costruzione consapevole, un processo che richiede conoscenza e impegno. Costruire la felicità significa prima di tutto comprendere i meccanismi profondi delle emozioni e il modo in cui queste influenzano il nostro stato d’animo. Senza questa consapevolezza, sarà difficile utilizzare in modo efficace le risorse potenziali che ciascuno di noi possiede.
La felicità non è un premio da ottenere, ma la naturale conseguenza di scelte, azioni e atteggiamenti interiori; allo stesso modo, la sofferenza non è una punizione inflitta dall’esterno, ma il risultato di condizioni, talvolta inevitabili, che ci invitano a riflettere e a crescere. In questo senso, la felicità è un cammino da costruire passo dopo passo, con lucidità e determinazione, piuttosto che un dono casuale da attendere passivamente.
L'obiettivo principale dell'esistenza umana è la ricerca della felicità. Però, paradossalmente, nessuno sa cosa sia. Come si può raggiungere una meta che non si conosce? E' questione di conoscenza! Il cuore della felicità risiede nel cervello. Capire come è fatto e quali sono i meccanismi neurofisiologici che governano le emozioni è fondamentale se si vuol comprendere cosa sia la felicità.
Cosa sono le emozioni? Non è semplice rispondere, ma se si conoscono i meccanismi neurofisiologici che le sottendono, tutto diventa semplice. Le emozioni possono essere semplicisticamente suddivise in positive e negative. Quelle positive sono alla base della felicità e la definizione di questa ha a che fare con la matematica.
La definizione di felicità è intrinsecamente legata alla matematica. Può essere semplicisticamente definita come la somma algebrica degli stati emotivi positivi e di quelli negativi, quando questa assume un valore positivo. Tuttavia, una tale asserzione porta spesso a conclusioni incoerenti perchè non tiene conto del fattore tempo. Per cui, altre strategie di calcolo sono necessarie.
L'analisi del vissuto emotivo è un'operazione necessaria per la valutazione della condizione di felicità. Dietro questa apparente semplice procedua si celano, però, pericolose trappole che possono indurre ad una non corretta stima del trascorso emotivo. Sono i cosiddetti vizi di interpretazione.
Sulla base di alcuni modelli di analisi sociale e relativamente allo stato di felicità, gli individui sono raggruppabili in tre categorie: a) i low people, caratterizzati da scarsezza di interessi, autostima e autosufficienza, schiavi di tabù e vincoli sociali e/o religiosi, b) i soft people, che sono a metà strada tra i low e gli high people, e c) gli high people, gli individui che hanno tutte le carte per poter vivere un’esistenza caratterizzata da una curva esistenziale improntata all’insegna della felicità.
E’ opinione comune che la felicità non si possa programmare e che gli eventi generanti le emozioni positive capitino per caso, come regali caduti dal cielo. Invece, non bisogna aspettare il cielo, ma tirarsi su le maniche e pianificare tutte le occasioni possibili di piacere. I regali del cielo, se mai ci dovessero essere, saranno un di più, ma non certo il componente principale con cui costruire la nostra felicità.