L’11 febbraio 2010, un nuovo orizzonte nella ricerca scientifica si è aperto nella sala congressi del Poliambulatorio di San Giovanni Rotondo, con protagonisti d’eccezione: gli allievi della Scuola di Scienze Biomediche dell’Associazione Agorà. Questi giovani ricercatori hanno presentato i risultati di uno studio da loro ideato, proponendo un protocollo di ricerca a medici e scienziati dei reparti di Biologia Molecolare, Gastroenterologia e Microbiologia dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, nonché alla Direzione Sanitaria della rinomata struttura.
Tra i presenti figuravano biologi del CNR di Lesina, medici di base e pediatri della ASL FG 01. L’evento è stato reso possibile grazie alla preziosa collaborazione e dedizione del professor Angelo Andriulli, primario di Gastroenterologia, del dottor Michele Li Bergoli, primario di Microbiologia, della dottoressa Gisella Piepoli, responsabile del laboratorio di Biologia Molecolare, del dottor Francesco Alicino della Direzione Sanitaria, e del dottor Raffaele D’Adamo, biologo ricercatore del CNR di Lesina.
Il cuore della ricerca ha riguardato l’Enterobius vermicularis, un nematode comunemente noto come ossiuro, ampiamente diffuso nella popolazione pediatrica, che si insedia nel colon e può causare una varietà di quadri clinici.
Ciò che ha reso straordinario questo evento è stato il fatto che i relatori erano ragazzi di soli 14-16 anni. Questi giovani scienziati, mossi dalla “passione per il verme” della ricerca, hanno esposto i risultati del loro lavoro con una disinvoltura e una professionalità straordinarie. La loro presentazione, coinvolgente ed emozionante, ha letteralmente lasciato il pubblico senza parole.
Nel 2009, proposi la ricerca sull’Enterobius vermicularis per introdurre la prima generazione di allievi dell'Agorà al mondo della ricerca scientifica. La fase di "culturizzazione scientifica" durò circa un anno, durante il quale i ragazzi, suddivisi in gruppi, si occupavano di aspetti diversi del parassita. Michela Pucatti, Aldo Ummarino e Gaetano Pezzicoli si concentrarono sulla metodica di biologia molecolare PCR; Francesco Tucci e Teo D'Addetta si dedicarono alla microbiologia e all'istologia; Domenico Parigino e Francesca Pedicillo all'Epidemiologia; mentre Felicia Maselli, Ivana Panunzio e Milena Colella si occupavano degli aspetti clinici.
Ogni gruppo aveva il compito di ricercare, su PubMed (il database della scienza biomedica), tutti gli articoli pubblicati negli ultimi 30 anni sull'argomento. Dopo averli letti (e, naturalmente, in lingua inglese), dovevano produrre una relazione riassuntiva (review) sul tema trattato. Quella fase di formazione fu davvero entusiastica: i ragazzi lavoravano in stretta collaborazione, con il medesimo obiettivo: costruire un progetto di studio solido e convincente da proporre ai ricercatori dell'ospedale di San Giovanni Rotondo. In questo modo, oltre a intraprendere un vero studio scientifico, sarebbe stato possibile entrare nei laboratori di biologia molecolare, aprendo così le porte all'addestramento laboratoristico per alcuni allievi dell'Agorà.
Periodicamente ci incontravamo per perfezionare le varie sezioni dello studio. Fummo anche coinvolti in alcune full immersion nella tavernetta di casa, un ambiente informale ma carico di entusiasmo. Alla fine, il progetto di studio era pronto e si presentava molto interessante. Tuttavia, restava ancora una sfida importante: preparare la presentazione per illustrare il progetto ai colleghi dell'ospedale di San Giovanni Rotondo e, soprattutto, addestrare i ragazzi a esporre il loro lavoro. Esporre un progetto scientifico a un pubblico di esperti, adulti, professionisti e ricercatori, non era affatto semplice. Fu in quel momento che dovetti introdurre il concetto di "tecnica della comunicazione".
Oltre alle lezioni teoriche sulla comunicazione scientifica, dedicammo molto tempo a esercitazioni pratiche. Impiegammo circa un mese per perfezionare la strategia comunicativa, ma alla fine i ragazzi erano pronti. Il giorno dell'esposizione, hanno fatto davvero una grande impressione, mostrando una maturità e una sicurezza che sembravano proprie di relatori esperti. Il progetto fu un successo e, a seguito del meeting, fu avviata una collaborazione tra l'IRCCS di San Giovanni Rotondo e l’Associazione Agorà. In virtù di questo accordo, la direzione dell'ospedale approvò il progetto di studio condiviso sull’Enterobius vermicularis e autorizzò alcuni allievi dell’Agorà a frequentare il laboratorio di Biologia Molecolare per effettuare gli esperimenti necessari.
Fu l'inizio di un'avventura straordinaria che portò Aldo Ummarino a laurearsi in Medicina e intraprendere la carriera da ricercatore, Gaetano Pezzicoli a laurearsi in Medicina per diventare oncologo, Michela Pucatti a laurearsi in Farmacia, Francesco Tucci a laurearsi in Medicina e a proseguire come ricercatore, Ivana Panunzio e Milena Colella a laurearsi in Biologia, e Felicia Maselli a laurearsi in Medicina per diventare oncologa.