Realizzo presepi natalizi da quando avevo 7 anni. Da allora, in tutti gli anni della mia vita, nel periodo di Natale, ho sempre realizzato un presepe (con una parentesi di un paio di anni in cui a farlo è stato mio figlio Primiano). Il primo presepe l'ho fatto insieme a mia madre, nel mese di dicembre del 1967. Era molto rudimentale: quattro scatole di cartone dipinte col ducotone, una decina di statuine di gesso comprate al negozio di Rodolfo Carosella e, per montagne, un po' di carta per alimenti utilizzata nei negozi di genere alimentare.
Foto del 1970: compleanno di mia sorella Lucia. Sullo sfondo si intavede uno squarcio del presepe. Nella foto, io sono tra i due nonni materni.
Due anni dopo le cose migliorarono. Zia Maria (Papa), vedendo la mia passione per il presepe, mi regalò una serie di statue in gesso e alcune casette di cartone molto ben fatte, appartenute a sua nonna. Conservo ancora quei cimeli e ne sono sentimentalmente legato. Da allora, ho progressivamente arricchito, negli anni, la componentistica del mio presepe. Inoltre, ogni anno, abitando in prossimità della cattedrale (SS. Annunziata), nelle prime settimane di dicembre mi recavo in chiesa per vedere il sacrestano Antonio realizzare il presepe della parrocchia. Ne rimanevo incantato e, allo stesso tempo, cercavo di carpire tecniche e segreti. Dopo qualche anno, diventai bravo. I presepi che realizzavo, compatibilmente con lo spazio a disposizione e coi componenti in dotazione, erano spettacolari e mi ero creata una certa reputazione tra gli amici e i parenti, tanto che nell'inverno del 1978 fui chiamato dal viceparroco dell'epoca, Don Mimmo Niro, a realizzare il "Presepe moderno" che da qualche anno si faceva nei locali annessi alla chiesetta di S. Primiano. In quel periodo avevo già abbastanza conoscenze di elettronica (grazie al corso di Radio stereo a valvole e transistor che avevo fatto per corrispondenza con la Scuola Radio Elettra di Torino), per cui mi sbizzarrii non poco a creare effetti speciali.
Foto del 1986. Il primo presepe con le statue in terracotta, formato 25-30 cm.
La svolta ci fu, prima nel 1986, quando passai alle statue in terracotta in formato da 25-30 cm (*), e poi nel 2004, quando decisi di autocostruirmi gli elementi ambientali in legno. Il primo componente fu la scala (l'attuale Scala del tempio). Successivamente, tutti gli altri. Ogni anno ne realizzavo uno.
Foto del 2004. Fase iniziale della realizzazione della Scala del tempio. Nella foto io e mio figlio Francesco.
* Il cambio di formato delle statue presepiale (dai 12-15 cm in gesso o resina, ai 25-30 cm in terracotta) ci fu a seguito di un evento apparentemente banale e irrilevante. Una sera mi trovavo a passeggiare per il corso Vittorio Emanuele II di Lesina e la mia attenzione cadde sulle luci di un piccolo presepe che si intravvedeva dai vetri della porta del maestro Centonza Michele. Non aveva niente di particolare, se non l'impiego di statue di 25-30 cm. Me ne innamorai subito, perché erano molto più espressive e più curate nei particolari. Fino a quel momento avevo sempre pensato che le statue di quelle dimensioni fossero appannaggio esclusivo dei presepi parrocchiali. Fi così che nel 1986, per la prima volta, comprai le statue grezze di terracotta a S. Gregorio Armeno (Napoli) e le dipinsi ad olio. Da quell'anno, il presepe l'ho sempre realizzato con statue di formato 25-30 cm.
La scelta del componente (protagonista) non era casuale e non avveniva nel rispetto di specifici modelli artistici o filosofie presepiali. Essa era decisa assecondando l'ispirazione artistica che, in quegli anni, si stava delineando in parallelo col cambiamento esistenziale che stava investendo la mia vita. Il presepe era diventato la traduzione artistica del processo di maturazione e crescita che si stava sviluppando dentro di me. Meglio, la rappresentazione artistica della teoria esistenziale alla quale stavo giungendo. Ogni anno, per me era un'avventura. Nel tentativo di scoprire quale elemento creare, la mia mente inconsciamente rincorreva la filosofia esistenziale che si stava dipanando nella mia testa. Per cui, la realizzazione di un determinato componente corrispondeva al raggiungimento di un pezzo di verità, all'acquisizione di un frammento di consapevolezza esistenziale libera dai vincoli e dai condizionamenti che avevano caratterizzato la mia parte precedente di vita. La scelta dei componenti da realizzare diventava una sorta di caccia al tesoro: scoprire l'elemento giusto da rappresentare e, soprattutto, la filosofia che ne sottendeva la scelta. Una specie di storia affascinante e avvincente raccontata a puntate. E' stata una gran bella avventura, durata quasi 20 anni e conclusasi (nella parte teorica) nel 2023.
Per l'alto contenuto filosofico e per il carattere esoterico, decisi di coniare un termine specifico per caratterizzare l'opera: Metasaepe. Il presepe è la rappresentazione della nascita di Gesù il cui termine deriva dal latino prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero il luogo che ha davanti un recinto (cioè, la mangiatoia). Il mio, invece, non è un presepe, ma il Metasaepe, cioè una rappresentazione “che va oltre il recinto”.
Panoramica del Metasaepe.
Foto del 2012. Genesi dell'albero invertito.
L'ispirazione dell'albero invertito nasce dal ritrovamento casuale, sulla spiaggia di Scampamorte, di questo tronco di albero rovesciato. Come si vede, l'albero ha la parte di tronco tagliato conficcato nella sabbia e l'apparato radicale esposto all'aria. Responsabile dell'anomala posizione è stata una mareggiata che aveva colpito quel tratto di spiaggia nei giorni precedenti. In quel periodo ero alla ricerca di idee per un protagonista da posizionare al centro della piazza. Ricordo che la molte sere, io e mio figlio Francesco ci sedevamo davanti al Metasaepe nel tentativo di trovare un'ispirazione per il soggetto da inserire. Quando lo vidi sulla spiaggia, fu una vera illuminazione; nacque l'idea dell'albero invertito. La strutturazione in due elementi (il tiglio e la quercia abbracciati in un unica tronco) , invece, è scaturita da una radice trovata (sempre sulla spiaggia di Scampamorte) da Concettina Caputo. Me la regalò nell'ipotesi mi potesse servire per il Metasaepe. Quando la portai a casa vidi che si incastrava a pennello con la bozza di albero invertito che stavo realizzando.
Cronistoria del presepe