Tra le varie esperienze formative, una delle più significative è stata la frequentazione dell'ambulatorio di Gastroenterologia e Medicina Interna, un'opportunità riservata a pochi allievi. Solo tre di loro, con una certa costanza, hanno avuto il privilegio di partecipare: Gaetano Pezzicoli, Michele Caputo e Antonio Ceglia. Sebbene altri allievi siano stati presenti in modo occasionale, questi tre ragazzi hanno frequentato l’ambulatorio per lunghi periodi, soprattutto nei mesi estivi. La vicinanza geografica è stata un fattore determinante, con due di loro provenienti da Lesina e uno da Poggio Imperiale, a soli 4 chilometri di distanza.
Inizialmente, l’esperienza consisteva nel sedersi al mio fianco per osservare la raccolta dell’anamnesi dei pazienti, assistere alla visita clinica e partecipare all'esame ecografico. Con il passare del tempo, i ragazzi hanno iniziato a raccogliere autonomamente l'anamnesi, spesso in un'altra stanza, sotto la mia supervisione. Successivamente, cominciavano a visitare i pazienti da soli, mentre io ero presente per eseguire un confronto delle diagnosi, analizzando i segni clinici e interpretando insieme i risultati.
Quando si sono cimentati anche nell’ecografia, io li affiancavo nella procedura, facendo domande sulla natura dei riscontri. Col tempo, sono riusciti a fare l'ecografia da soli, mentre io mi limitavo a un controllo finale. In seguito, ho cominciato a chiedere loro il loro orientamento diagnostico e la terapia da impostare. In alcuni casi, li ho incaricati di comunicare direttamente la diagnosi ai pazienti, spiegando loro con un disegno i meccanismi fisiopatologici della malattia.
Con Michele Caputo, il percorso è andato oltre. Durante la pausa estiva, si svegliava alle 6:00 del mattino per venire a casa mia e preparare le terapie. Ogni giorno, prima di colazione e prima che iniziasse il flusso di telefonate, Michele rileggeva i casi dei pazienti e abbozzava una strategia terapeutica. Quando finiva, arrivavo io per controllare il suo lavoro. Ogni volta gli assegnavo un voto da 0 a 10, in base alla percentuale di correzioni necessarie. Incredibile a dirsi, ma a soli 15 anni, dopo tre anni di esperienza, Michele riusciva a raggiungere un tasso di correttezza dell'80-90% nelle sue prescrizioni.
Questa esperienza, sebbene impegnativa, ha dimostrato la straordinaria passione e la dedizione che i ragazzi mettono nel loro percorso di crescita, trasformando ogni difficoltà in un’opportunità di apprendimento.
Diario delle performance di Michele nell'impostazione delle terapie (tratto dal mio archivio personale)
Dietro a tanta bravura, ovviamente, si nasconde un’enorme quantità di lavoro. I ragazzi che frequentavano l’ambulatorio, oltre agli altri numerosi impegni legati al Corso di Scienze Biomediche, si studiavano le patologie che man mano si presentavano, affinando costantemente le loro conoscenze. Inoltre, organizzavamo spesso rassegne monotematiche, come quella sulle patologie della tiroide con Antonio Ceglia, seminari di semeiotica e sessioni pratiche di ecografia.
Questa esperienza, che li ha visti impegnati in prima persona, ha rappresentato per loro un bagaglio culturale e professionale di grande valore, destinato a rivelarsi estremamente utile nelle loro future carriere. La dedizione e la passione con cui hanno affrontato ogni sfida hanno fatto sì che l'apprendimento non fosse solo teorico, ma un vero e proprio percorso di crescita sul campo, che li ha preparati in modo unico ad affrontare le complessità della loro professione.
Michele Caputo mentre visita due pazienti (17 dicembre 2013)