Uno degli elementi caratterizzanti il Corso di Scienze Biomediche è il precoce avvio all'attività di laboratorio degli allievi. Il laboratorio è il cuore pulsante della formazione in ambito biomedico, il luogo dove ci si sporca le mani con la scienza, il luogo dove la teoria si trasforma in realtà, dove le fantastiche e complesse congetture apprese a lezione diventano elementi reali e tangibili. Ma il laboratorio è anche la piazza (agorà) dove i docenti e gli allievi si incontrano in un'attività comune, la palestra dove gli allenatori sono gli atleti dell'altro ieri e gli attuali atleti ... i futuri allenatori.
Gli allievi vengono portati nel laboratorio con finalità puramente didattica oppure invitati a prendere parte a lavori di ricerca. La prima consiste in lezioni pratiche di addestramento all'utilizzo degli strumenti più frequentemente utilizzati (centrifughe, bagnomaria, vortex, pipette, microscopi, stereomicroscopi, ecc.). Di solito vi prendono parte tutti gli allievi di una classe. Alla seconda, invece, vengono invitati allievi selezionati, ragazzi che durante le lezioni del Corso dimostrano avere una particolare passione per la materia, quelli "con l'occhio brillante". Il connubio giovani leve/esperti risulta particolarmente proficuo. Infatti, i giovani allievi vedono nei loro docenti figure sì da ammirare, ma non molto distanti dal loro mondo, per cui, più facilmente raggiungibili e per questo di grande stimolo (peer education).
Soggetti portati in laboratorio in giovanissima età sono poi diventati provetti biologi. Un esempio è Michele Caputo, invitato a smanettare con centrifughe e pipette quando era ancora molto piccolo (11-12 anni), divenne così bravo che a 15-16 anni lo incaricavamo di effettuare l'intero processo di estrazione e purificazione del DNA dai campioni biologici. Michele ci andava da solo in laboratorio, cioè senza nessuno dei più grandi. Anzi, di solito si accompagnava ad allievi ancora più giovani di lui (Antonio Ceglia, Vincenzo Troiano, Nicholas Calà, ecc.), ai quali faceva da istruttore.
L'aspetto più bello dell'attività di laboratorio è il clima che si respira. In quell'ambiente si verifica una metamorfosi straordinaria: il distacco tra i docenti e gli allievi si perde e gli uni e gli altri si pongono su uno stesso piano, pur nel rispetto dei propri ruoli... e la scienza diventa un "gioco" che porta i ragazzi ad imparare divertendosi e a relazionarsi e socializzare.
Il primo laboratorio dell'Agorà è stato realizzato grazie al contributo dell'amministrazione comunale di Lesina, che mise a disposizione un locale del Centro visite , ma soprattutto all'arte dello zingariare, che ci ha permesso di ottenere una serie di strumenti base con i quali avviare le prime attività.
Bellissima è stata l'esperienza della realizzazione del laboratorio. Il comune ci aveva dato solo il locale nudo. Toccava a noi trasformarlo in un laboratorio. Inoltre, diversi strumenti ricevuti in donazione o comprati usati non erano proprio performanti e bisognava ricondizionarli. Infine, bisognava montare i mobili che, per risparmiare, avevamo comprato all'Ikea di Bari ed erano, quindi, da montare.
Per fare tutto questo, chiesi aiuto ai genitori dei ragazzi che seguivo in quel periodo. Fu così che domenica 22 maggio 2011, tutti insieme, ci siamo tirati su le maniche e in un solo giorno siamo riusciti ad allestire un signor laboratorio.