L’amplificatore SE 300B è costituito da tre unità separate : due amplificatori mono ed un’unità centrale. Quest’ultima contiene l’amplificatore del subwoofer e la scheda di accensione che provvede ad alimentare i filamenti delle valvole e, con un ritardo di 45 secondi, le anodiche. Sul pannello frontale dell’unità centrale ci sono 3 led (accensione filamenti, accensione anodiche, subwoofer attivo), un interruttore per l’attivazione del subwoofer ed un doppio interruttore generale, di cui uno a chiave. Lo sportello superiore trasparente permette l’accesso al modulo amplificatore del subwoofer … con le sue varie regolazioni (frequenza d’incrocio, livello, fase, ecc.).
Ma veniamo all’amplificatore. Si tratta di un 300B a due stadi. Queste le particolarità del sistema:
alimentazione indipendente, di tipo induttivo e senza elettrolitici, per entrambi gli stadi;
collegamento diretto tra i due stadi, mediante connessione a cascata delle alimentazioni (il positivo del 1° stadio è, al tempo stesso, il negativo del 2° stadio); il bias per la 300B viene praticamente generato dalla caduta di tensione prodotta dalla induttanza anodica della valvola del primo stadio e dalla resistenza ad essa in serie.
1° Stadio (Ingresso/Pilota)
Si tratta di un semplice amplificatore a catodo comune gestito dalla 6C45P. Le ragioni che ci hanno indotto a scegliere questa valvola sono essenzialmente tre: a) ottenere un guadagno elevato (per poter collegare il CD-player senza l’interposizione di un preamplificatore); b) disporre di una discreta quantità di corrente (per pilotare adeguatamente la 300B); c) facile reperibilità e costi contenuti. Alle tante virtù, però, questo triodo associa anche un paio di difetti. In particolare: a) variabilità anche notevole tra i vari esemplari e b) suono aspro (da stato solido) quando lavora con correnti relativamente elevate (35-45 mA).
Tali problematiche sono state risolte, nel nostro caso, a) utilizzando tubi selezionati ed accoppiati, b) predisponendo un sistema di regolazione fine del bias (vedi sotto) e c) facendo lavorare i tubi con una bassa corrente anodica (14 mA). I punti di lavoro scelti sono stati i seguenti: Va=166 V, Ia=14 mA e Vg=-2.1 V. Come carico anodico abbiamo utilizzato un carico di tipo induttivo (270 H - Lundahl 1667); questo consente un guadagno, dinamica e riduzione della distorsione non possibili con un classico carico resistivo puro. L’induttanza anodica, infatti, rappresenta una sorta di sorgente di corrente costante per la 6C45P, offrendo, per di più, un’impedenza molto elevata. La qualità di questo componente, però, è piuttosto critica. In una precedente versione avevamo utilizzato un’altra induttanza … con risultati davvero molto scadenti (sia da un punto di vista sonico che elettrico)!
Per la polarizzazione di griglia abbiamo optato per il tradizionale bias R-C in cui la resistenza catodica (148 ohm) è costituita da un gruppo di 2 resistenze (R2, R6) + 1 trimmer (R3). Questi tre componenti sono collegati in modo da consentire una regolazione fine del bias senza, però, che il trimmer rappresenti un pericolo per il circuito. Infatti, in caso di cattivo funzionamento di questo la resistenza R6 (da 220 ohm) garantisce ancora un bias di 3V.
All’ingresso dello stadio abbiamo inserito un trasformatore 1:1 (10K-10K - Sowter 3575), al fine di
a) garantire un isolamento galvanico tra amplificatore e sorgente, b) fornire un’impedenza elevata alla griglia della 6C45P (mediante il secondario del trasformatore) e c) mantenere il più possibile costante il bias nell’eventualità di correnti di griglia (… il secondario del trasformatore produce cadute di tensione notevolmente più basse rispetto ad una comune resistenza).
La resistenza da 100 ohm (R4) posta sulla griglia della valvola (saldata direttamente sul piedino dello zoccolo) ha la funzione di prevenire le oscillazioni mentre, la resistenza da 1 ohm tra catodo e massa (R5), è stata inserita per consentire il monitoraggio della corrente anodica.
2° Stadio (Finale)
Non potevamo non impiegare la “regina” delle valvole per questo stadio. I punti di lavoro scelti sono Va=365 V, Ia=65 mA Vg=-71V. La polarizzazione di griglia della 300B è generata dalla caduta di tensione prodotta dall’induttanza anodica (Lundahl 1667) e dal gruppo di 3 resistenze (R10, R11, R9). Come nel caso delle resistenze di catodo della 6C45P, queste 3 resistenze sono collegate in modo da consentire una regolazione fine del bias della 300B, senza, però, correre il rischio di gravi danni nell’eventualità di un cattivo funzionamento del trimmer. In aggiunta, i valori dei componenti sono stati scelti in modo da far scorrere, nel trimmer, solo un quantitativo molto piccolo di corrente. Per l’alimentazione del filamento abbiamo scelto la corrente alternata, affidando al potenziometro R8 (100 ohm – 2W) la riduzione dell’hum. La resistenza da 1 ohm posta sul catodo serve, come per la 6C45P, a monitorare la corrente anodica dello stadio finale. Il trasformatore di uscita ha un’impedenza del primario di 3.5K ed è prodotto dalla AE Europe (Olanda).
Alimentazione
Ciascuno dei due stadi è dotato di una propria alimentazione; questa è di tipo induttivo (LCLC), con una resistenza di carico (R12 per la 300B e R13+R14, per la 6C45P) avente lo scopo di shiftare a massa una piccola percentuale (10-20%) della corrente del circuito e (cosa molto utile) scaricare i condensatori quando l’apparecchio è spento.
Non ci sono condensatori elettrolitici; quelli impiegati sono in polipropilene (donati, con grande generosità e sensibilità, assieme a diversi altri componenti, da Mauro Zeppilli della Audiokit di Aprilia) e quello posto direttamente sul percorso del segnale è in carta ed olio. I due secondari per le anodiche provengono da un unico trasformatore (T3) ed il raddrizzamento è ottenuto mediante tubi a vuoto (5U4G). L’alimentazione dei filamenti è fornita da un altro trasformatore (T4) che provvede ad alimentare i filamenti di tutte le valvole (6C45P, 300B, e le due 5U4G). L’impiego dei due trasformatori separati comporta due importanti vantaggi: a) pre-riscaldare i filamenti delle valvole prima di attivare le anodiche (mediante un circuito basato sull’NE555 e dislocato nell’unità centrale); b) garantire la costanza dei rapporti di tensione tra le varie sezioni in caso di variazioni della tensione di rete.
Note costruttive
Ciascuna delle due unità mono è costruita attorno ad un telaio a “C” di acciaio (2 mm). Nello spazio compreso tra i due bracci corti della C sono dislocati i condensatori in polipropilene e tutti i ferri (ad eccezione del trasformatore di uscita e dell’induttanza anodica). Sul piano superiore sono collocati i rimanenti componenti e gli elementi di cablaggio. Il tutto è stato poi incluso in un telaio di legno e ricoperto da 2 piastre in policarbonato trasparente (resistente al calore). Sulla parte posteriore delle unità, sono dislocate le boccole di accesso ai test point. Queste sono racchiuse all’interno di uno scomparto, assieme alle manopole dei trimmer di regolazione del bias e al commutatore (220-230-240 Vac) del primario dei trasformatori (per i filamenti e le anodiche). L’accesso al sistema delle regolazioni è protetto da mani indiscrete mediante un piccolo pannello trasparente di policarbonato. L’insieme dei test point consente il monitoraggio di tutto il sistema, senza smontare alcun componente. In pratica, è possibile misurare il bias, la tensione e la corrente anodica di entrambe le valvole.
Misurazioni ed ascolto
La valutazione della risposta in frequenza ha evidenziato una performance davvero strepitosa: i – 3 dB si raggiungono a 5 Hz e 81 KHz. Per un ampli SE senza controreazione … è davvero tanto. La stessa valutazione, condotta con un segnale d’ingresso massimale (1.4 Vrms, che produce una Vout di 7.3 Vrms su 8 ohm … prossima al clipping), ha evidenziato risultati sovrapponibili; i -3dB, in queste condizioni massimali, si raggiungono a 10 Hz e 71 KHz. Il clipping, nel complesso, sembra molto buono … con una giusta simmetria dei rami.
Anno di realizzazione del finale SE Agorà 300B: 2005.
Elenco soggetti internazionali che hano contribuito (con donazione di componenti e/o suggerimenti) alla realizzazione del SE 300B. L'amplificatore SE Agorà 300B ha un valore inestimabile e l'associazione Agorà non aveva finanziamenti di alcun tipo. Eppure si è riusciti a realizzarlo, nonostante le limitazioni. Il successo è dovuto all'entusiamo e a quella che ho definito (e spero trasmesso) "l'arte dello zingariare" (*) ... ma anche grazie alla sensibilità e all'entusiasmo delle tante persone che, sparse per il mondo, sono riuscite a farsi coinvolgere nel vortice travolgente della passione che animava i ragazzi dell'Agorà. Trentuno esperti provenienti da otto nazioni del pianeta hanno preso parte a questa iniziativa, condividendone lo spirito realizzativo e il sogno dei ragazzi. Per una volta, Lesina era al centro del mondo.
* L'arte dello zingariare L'arte dello zingariare non va confusa con la richiesta di elemosina (chiedere con umiltà o venendo meno alla propria dignità o secondo il precetto della carità). Lo zingariare è un termine che ho specificamente coniato per definire l'arte del saper chiedere un impegno o qualcosa di materiale per un sogno da realizzare, offrendo, in cambio, un ritorno non materiale consistente in una ricompensa morale (un sorta di riconoscimento di merito per il successo raggiunto grazie alla donazione fatta). Più è grande il sogno che si intende raggiungere con la donazione, maggiore è il valore del merito del contributore ... e maggiore sarà la probabilità di ottenimento della donazione. Si tratta di un sottile gioco psicologico che trae le sue origini in un caratteristico comportamento degli zingari (rom) ai tempi della mia infanzia. Ricordo che spesso si accampavano nei pressi del paese e poi mandavano, per le case, le loro donne con i figli piccoli in braccio a chiedere qualcosa per la sussistenza (cibo, soldi, altro). La peculiarità stava nel fatto che la loro richiesta non era mai fine a sé stessa, ma era sempre accompagnata da uno scambio, cioè un qualcosa che offrivano in cambio della questua e che andava dalla semplice benedizione, alla lettura della mano, al riconoscimento del merito per aver salvato i loro figli dalla morte. In realtà, avevano ben poco da offrire in cambio e, molto probabilmente, non vi era neanche l'intenzione di farlo. La loro pseudo offerta era solo un bluff per scroccare qualcosa di buono da mangiare o qualche vestito o un po’ di soldi. Tuttavia, in quella loro strategia di "chiedere e offrire" c'era qualcosa di più della semplice truffa. C'era una filosofia nient’affatto banale e che aveva una sua specifica valenza sul piano psicologico. Perché uno dovrebbe dare qualcosa ad un altro che non conosce? Per empatia, magari, lo farebbe pure ma, nel caso degli zingari, non c'era il tempo per costruire un convincente rapporto empatico; in mezza giornata loro dovevano girare tutto il paese, se volevano mangiare. Per cui la strategia inventata era quella di accompagnare la richiesta con una un’elargizione e questo, spesso, riusciva a sopraffare la psicologia negativista del potenziale donatore, psicologia che difficilmente avrebbe ceduto senza intravvedere una "merce" di scambio per la donazione fatta.
Foto ricordo realizzazione del single ended 300B dell'Agorà
La storia di questo amplificatore e, più in generale, del sistema di riproduzione HiFi costituito dall’amplificatore SE 300B e dai diffusori Open baffle, ha del fantastico e dell’incredibile al tempo stesso. La particolarità sta nel fatto che è stato realizzato da Antonio insieme ad un gruppo di ragazzi di età compresa tra i 9 e i 13 anni. Questi ragazzi frequentavano, da circa 4 anni, un corso di elettronica (gratuito), gestito dall’associazione no profit Agorà Onlus di Lesina (FG), di cui Antonio era il presidente nonché docente. Il corso si articolava in un incontro settimanale (venerdì pomeriggio), con lezioni di teoria e pratica. In realtà, la simpatia e l’entusiasmo dei ragazzi erano così coinvolgenti che le occasioni di incontro si sono presto moltiplicate ed allargate.
Nel corso dei quattro anni, oltre a realizzare kit personali (alimentatore, budget elettronici, ecc.), i ragazzi hanno creato anche due sistemi di diffusione sonora per processioni religiose, uno donato alla propria parrocchia e l’altro a quella di Wansokou, nel Benin (gestita da un nostro caro amico sacerdote … Don Leonardo Di Mauro).
Nel 2003, poi, si è deciso di realizzare un impianto di riproduzione HiFi comprendente un CD-player, un amplificatore valvolare ed una coppia di diffusori dipolo. Purtroppo, le disponibilità economiche dell’associazione Agorà erano molto risicate (essendo un’associazione no profit). Per cui, mancava ogni possibilità concreta di realizzare un’opera ambiziosa come quella preventivata.
Invece, la generosità e sensibilità di alcune persone e l’arte dello “zingariare” (saper chiedere) dei ragazzi, hanno permesso la realizzazione dell’ambizioso progetto.
Con un’operazione senza precedenti, si è riusciti a coinvolgere nell’iniziativa qualcosa come 30 lodevoli personaggi, di almeno 8 diverse nazioni, grazie ai quali è stato possibile perseguire un sogno senza speranze, trasformandolo in un’avventura fantastica ed entusiasmante che, oltre a generare divertimento, ha aperto nuovi orizzonti culturali, avvicinando i ragazzi alla musica e all’affascinante mondo dell’HiFi.