L'esperienza estetica è un esercizio delle facoltà sensitive della mente umana. Nonostante il senso del bello sembri un banale vezzo della mente, esso è, in realtà, gravido di implicazioni che abbracciano numerosi ambiti dell’esperienza umana, dall’arte (in tutte le sue espressioni), alla moda, ai gusti, alle relazioni, alla psicologia, all’economia.
La dimensione umana del senso del bello è così imponente da impattare pesantemente non solo sulla sfera individuale ma anche sulla vita collettiva degli uomini. Un’idea della rilevanza sociale del fenomeno ci viene fornita dai dati economici correlati col senso del bello. Il valore mondiale del mercato della musica, nel 2019, è stato di 19 miliardi di dollari, quello dell’arte di 67 miliardi, quello dei gioielli di 301 miliardi di dollari e quello della moda di ben 178 trilioni di dollari.
I risvolti sulla sfera individuale sono ancora più inquietanti. La condizione di necessità indotta dal meccanismo psicologico correlato al senso del bello (e generata dal sistema) è tale da soggiogare gli uomini e costringerli a rincorrere spasmodicamente modelli materiali e comportamentali. Questo li porta ad operare scelte basate sull’emotività e non sull’analisi razionale. Così accade che nell’acquisto di un indumento si scelga un abito scomodo piuttosto che confortevole, inutilmente costoso piuttosto che economico, poco pratico piuttosto che funzionale… anche a costo di sacrifici. E questo vale tanto per gli indumenti quanto per la cura personale, la musica, l’arte, la cucina. Finanche le scelte cruciali della vita, come quella del partner, della casa, del lavoro, dell’educazione dei figli, sono contaminate da questa pantomima di libertà.
L'insieme dei sette video riportati sotto spiega cos’è la bellezza, in che cosa consiste, qual è la sua utilità e da dove scaturisce la discordanza di giudizio. La comprensione dei meccanismi che governano il senso del bello aiuta ad interpretare meglio le dinamiche personali e quelle sociali correlate con l'esperienza estetica e, di conseguenza, rende meno dipendenti da queste.
Il cervello non fa processi casuali. Ciò che fa è sempre sotteso da una ragione, magari ignorata dalla coscienza. Anche la percezione del bello non è un processo casuale: c’è un motivo per cui alcune cose sembrano belle e altre no, però, non è semplice da comprendere. Cos'è bello? E' possibile stabilire con oggettività che qualcosa sia bello? Qual è l’utilità del bello? La bellezza è una proprietà intrinseca delle cose che sperimentiamo?
Per rispondere a questa domanda, bisogna prima conoscere il processo che il cervello opera quando esprime un giudizio sugli elementi percepiti (processo di percezione), cioè i meccanismi neurofisiologici che entrano in azione nella percezione del mondo esterno. In che cosa il giudizio del bello si differenzia dagli altri tipi di giudizio? Perchè se una sedia è alta, bassa, moderna o antica, non provoca alcuna emozione interiore, invece se è bella si?
Il processo che il cervello opera quando esprime un giudizio sugli elementi percepiti è noto ed è universale (vale per tutti i tipi di giudizio). Ma se il processo di percezione è universale, perché il giudizio sul colore o sulla grandezza delle cose è unanime mentre quello sulla bellezza non lo è? Quali sono i fattori che ne determinano la diversità? Il processo di percezione è affidabile?
Una delle fasi del processo di giudizio è quella di confronto. In questa fase il cervello confronta l’oggetto percepito con i canoni di riferimento che ha a disposizione. Questi possono essere di due tipi: innati o acquisiti.
Cos’è che il cervello vede «naturalmente» e «istintivamente» bello? Cosa c'entra la matematica col giudizio del bello? Quali sono le caratteristiche dei canoni di riferimento innati?
Da dove originano i canoni di riferimento acquisiti? Se nei geni sono già presenti dei canoni di riferimento (quelli innati) perché ne compaiono degli altri? Da dove saltano fuori questi?
Per poter comprendere l’origine dei canoni di riferimento bisogna comprendere due concetti importanti, quello della coscienza sociale e quello del sistema.
Cosa sono i canoni di riferimento acquisiti? Da dove originano? Quali sono le loro caratteristiche? Perché sono importanti? Qual è l’ideale di bellezza?
È possibile che non esista un ideale e che quello che «attualmente» noi definiamo modello di riferimento non è altro che il frutto di un condizionamento di cui non ci accorgiamo?
Ruolo svolto dallo stato psichico, dalle associazioni, dalle proiezioni e dalla cultura nel giudizio del bello.
Quali sono i meccanismi attravero i quali questi fattori influenzano il giudizio del bello?
Quali sono le implicazioni correlate con questo tipo di giudizio? Quali ambiti abbracciano?