Visti i risultati delle esperienze formative precedenti e la progressiva crescita professionale dei ragazzi, nel 2010, pensai che fosse arrivato il momento di far assaporare loro il gusto della ricerca. In quel periodo ebbi un'interessante esperienza professionale. Una anziana paziente di Serracapriola, affetta da gastrite atrofica autoimmune, aveva sviluppato un tumore carcinoide nello stomaco. Per tutta una serie di motivi, la neoplasia non era operabile. Conoscendo la stretta relazione esistente tra l'assenza di acido nello stomaco (tipica in questa malattia) e l'aumento della gastrina (un ormone prodotto da alcune cellule dello stomaco quando manca l'acido cloridrico) e conoscendo lo stretto legame che correla l'ipergastrinemia (l'aumento di questo ormone) con lo sviluppo dei carcinoidi, ebbi una intuizione: somministrare alla paziente un prodotto che potesse simulare la naturale presenza di acido nello stomaco. In questo modo, il legame tra l'acloridria (assenza di acido) e l'ipergastrinemia si spezza e la conseguente riduzione della gastrina portare alla scomparsa della neoplasia. L'idea non era sbagliata. Dopo 6 mesi di somministrazione quotidiana di un preparato nutraceutico fatto in casa, la paziente guarisce dal carcinoide (il caso venne studiato anche al Sant'Orsola di Bologna). Sulla base di questa esperienza, coinvolsi i ragazzi in uno studio la cui finalità era quella di produrre un preparato nutraceutico più performante da proporre ad una azienda farmaceutica, al fine di svilupparne un prodotto commerciale.
Spiegai bene ai ragazzi la fisiopatologia delle gastriti atrofiche e i meccanismi patogenetici che portano allo sviluppo dei carcinoidi. Poi chiesi al buon Giacomino Di Nauta (un amico di mio suocero che aveva il macello) di fornirci un discreto quantitativo di stomaci di maiali. Iniziammo così la sperimentazione nel laboratorio dell'Agorà che avevamo da poco realizzato a Lesina (8 agosto 2010).
L'avventura fu molto bella e interessante. I ragazzi iniziarono ad approcciarsi alla sperimentazione scientifica e iniziarono a smanettare con gli strumenti da laboratorio. Fu quella una importante palestra per loro.
Lo studio, iniziato quasi come un gioco, è poi continuato nel tempo e, dopo qualche anno, la sperimentazione aveva raggiunto discreti risultati. Per migliorare ulteriormente il prodotto bisognava, però, condurre altre sperimentazioni e noi non avevamo la forza economica per poterlo fare. Fu così che ne parlai con un parente di Torino, dott. Antonio Lombardi, che era direttore di un'azienda farmaceutica che produceva nutraceutici (Carepharm S.r.l. di Pieve al Toppo, AR). Dopo qualche scambio di informazioni, lo convinsi a stipulare un accordo nel quale avevo coinvolto anche alcuni ragazzi dell'Agorà (Felicia Maselli, Gaetano Pezzicoli, Michela Pucatti, Francesco Tucci, Aldo Ummarino). In base a questo accordo, l'azienda farmaceutica si impegnava a sovvenzionare le sperimentazioni, sopportare le spese per il brevetto, devolvere una percentuale dei ricavati ai ragazzi e inserire questi tra gli autori del brevetto. L'azienda, decise il nome da assegnare al prodotto: avrebbe dovuto chiamarsi "Logi" (dalle iniziali dei cognomi dei due membri dell'azienda, Lombardi e Giovannone, inclusi nell'accordo). Il 21 gennaio del 2011, firmammo l'accordo e fu festa grande coi ragazzi. La gran parte di loro non era ancora maggiorenne e dovettero firmare anche i genitori. Quella sera, dopo la firma, andammo a festeggiare a "La cruna del lago".
Dopo la firma dell'accordo, la sperimentazione sul Logi riprese. Il supporto maggiore, in questa fase, l'avrebbe dovuto dare Daniele Giovannone, un chimico che lavorava presso la Gnosis, un'azienda farmaceutica di Milano. Conducemmo diverse prove. Giovannone, a Milano, cercava di comporre su un prodotto con le caratteristiche richieste e noi, a Lesina, lo testavamo sugli stomaci di maiale per verificarne il risultato. Fu, quella, una bella fase per i ragazzi, molto intrigante.
Dopo un po' di tempo, però, lo studio si arenò di fronte ad un ostacolo di natura chimica. Il Logi funzionava abbastanza bene, ma aveva una durata d'azione breve e un valore di acidità simulata non proprio ottimale. Bisognava modificare la formula e risolvere i due problemi, ma Giovannone era a limite delle sue possibilità. C'era bisogno del supporto di un gruppo di chimici e/o farmacologi; c'era bisogno di un'azienda farmaceutica più grande che disponesse di un gruppo di ricerca e di laboratori propri.
Contattammo altre aziende e con due, la Gnosis S.p.A. di Desio (MI) e la Salix di Monte Di Malo (VI), avviammo anche una iniziale collaborazione. In entrambi i casi, però, la collaborazione non andò a buon fine e lo studio Logi si arenò definitivamente nell'anno 2016.