E' un brano che fa parte della raccolta "Concerto grosso per i New Trolls", un insieme di musica barocca e rock, un vero capolavoro. Essa è divisa in tre brani. Il primo, allegro, è interamente strumentale. Il Secondo, un adagio, è molto lento e recita i versi dell’Amleto “To Die, To Sleep Maybe To Dream“, “Morire, Dormire, Forse Sognare“. L’ultimo brano, cadenza-andante con moto, inizia con un assolo di violino sul quale entrano gli altri archi dell’orchestra e infine il gruppo rock che riprende la frase shakesperiana, un brano romantico pieno di virtuosismo.
0-2
Ingresso improvviso e dirompente, introdotto da un tuono di clavicembalo.
3-23
Violino è dolce e domina la scena.
24-34
Le note si inseguono in una girandola di vibrazioni che si sposta progressivamente alle ottave superiori, toccando l’anima.
35-44
Il fraseggio assume un carattere di ripetitività che tende ad oscurare la bellezza e la dolcezza del violino… il quale sembra quasi incutere angoscia.
45-52
La girandola di note arresta la sua progressiva ascesa e si avvita attorno ad un intercalare monotono e ripetitivo che suscita inquietudine.
53-1:14
Finalmente, introdotti da un elegante violoncello, entrano nella scena gli altri strumenti. Vi entrano in punta di piedi ma presto diventano furtivi e rubano la scena al violino.
1:15-1:35
Il violino si dimena e si contorce, mentre gli altri strumenti progressivamente aumentano di numero e di presenza. Subentrano anche altri violini che, in un dolce ensamble, annebbiano il violino principale con un contrattempo di ritmo e melodia...
1:36-1:55
… fino a farlo scomparire del tutto con il subentro della chitarra elettrica che, all’unisono con gli altri violini, si libra in un volo trascinante e senza fine.
1:56-2:17
Ma ancora una volta ritorna presente il violino, nonostante l’ensamble di violini.
Nella scena è in secondo piano, ma la sua presenza si fa ancora sentire … e pesantemente
2:18-2:44
i violini recedono e così fanno anche la gran parte degli altri strumenti. Nell’arena, adesso, c’è solo il violino e il violoncello che inutilmente cerca di contrastarlo … ovviamente senza riuscirci, anzi, finendo col fargli da spalla… e il violino ri-domina nuovamente la scena, imponendo la sua presenza con un vorticoso e crescendo assolo che finisce coll’attirare l’attenzione degli altri strumenti che, questa volta, esplodono all’unisono …
2:45-3:34
…ma è la fine. A questo punto il violino scompare una prima volta incalzato dalle lapidarie e replicanti parole di Amleto “to die, to spleep ... (morire, dormire …),
per poi ricomparire subito dopo, incoraggiato anche dal “may be to dream” (forse sognare) … in un ultimo disperato e titanico tentativo di dominanza… o forse solo di sopravvivenza …
Infatti, il ritornello amletico sembra quasi presagire la sua morte.
3:35-fine
… ma, oramai è alla fine, stremato e rassegnato, cede il passo ai maestosi e sublimi violini che, in una mangiata di brevi, ma interminabili, secondi, catturano il cuore e lo trasportano in alto, in alto, in alto … nell’azzurro cielo dell’anima… e l’angoscia di prima, finalmente, cessa.
E il clavicembalo che come un tuono, all’inizio, aveva aperto la storia, adesso, con la dolcezza di un melodioso arpeggio, la chiude e la sigilla nel cuore e nella memoria.